David di Donatello 2022: torniamo in sala
David di Donatello 2022: la diretta da Cinecittà è istituzionale ma allegra e frizzante allo stesso tempo. Come direbbero gli sceneggiatori di Boris, sentiamo che è tornata una certa “locura” nella nuova edizione del festival del cinema italiano. Drusilla Foer e Carlo Conti alternano i momenti di premiazione vera e propria ai classici momenti in cui si recita, si canta e si fanno battute – o almeno ci si prova. Al di là di questo, finalmente si è tornato a parlare di cinema in quanto tale, cinema nelle sale e cinema come lavoro.
Come ci aspettavamo, È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino ha provveduto a trionfare, forse riparando la mancata vittoria agli Oscar. Ecco quindi l’intimo, divertente e drammatico film, dichiarazione d’amore a Napoli e alla sua personalità, che si aggiudica i David per miglior film, miglior regia, miglior attrice non protagonista (un’incredibile e intensa Teresa Saponangelo), miglior autore della fotografia. Ultimo ma non ultimo, Sorrentino ritira anche il David giovani, votato da una giuria di studenti e studentesse delle scuole superiori e delle università.
Anche Freaks out di Gabriele Mainetti riceve un notevole riconoscimento. Il mini – kolossal con Aurora Giovinazzo, Claudio Santamaria, Giorgio Tirabassi e Pietro Castellitto come protagonisti dai poteri straordinari è riuscito a tenerci con il fiato sospeso in sala, ma non ci ha stupit* quando si è portato a casa ben sei David: miglior autore della fotografia, miglior scenografia, miglior trucco e miglior acconciatura, miglior produttore e migliori effetti visivi. Insomma, i premi più “tecnici”, forse dovuti in particolare alla scena della battaglia finale, degna di una grande produzione internazionale.
Naturalmente, non sono mancati i tributi a due personalità che hanno cambiato la storia del cinema: Monica Vitti ed Ennio Morricone. In particolare, l’intenso documentario sul maestro girato da Giuseppe Tornatore vince il David per il miglior montaggio, il miglior suono e il miglior documentario. Quando il leggendario regista siciliano sale sul palco a ritirare la statuina, con voce commossa fa una sorta di confessione: “credo che il segreto del successo di questo film sia il modo in cui Ennio si è raccontato, si è rivolto al pubblico come a un amico”.
Quale modo migliore per celebrare il cinema italiano, se non riconoscendo le sue colonne portanti? Questo è quello che ripetiamo ogni anno, ma a questa edizione ci sentiamo di sottolinearlo: il cinema merita di essere visto in sala, abbandonandosi alla magia della sospensione dell’incredulità, ma anche di essere discusso, studiato, innovato, portato in – più o meno - grande stile su un palco. Citando Gianni Canova, vogliamo definire il cinema così, anche pensando alla qualità raffinatissima dei titoli italiani usciti quest’anno: “un’impagabile palestra mentale, percettiva, emotiva e cognitiva per addestrarsi a operare, pensare e decidere”.